24 apr 2016

Il mondo delle sferotte

Con la storia di oggi torniamo al genere comico/delirante di "Cactus alla ribalta". In questo caso il racconto è leggermente più lungo e tratta argomenti romantici, senza prendersi minimamente sul serio, specialmente perché ambientato in un mondo di sfere parlanti. Ma per conoscere ogni altro folle dettaglio del mondo delle sferotte, vi lascio alla storia: 

Il mondo delle sferotte


Care lettrici e cari lettori, il mondo in cui stiamo per avventurarci è talmente lontano e talmente diverso dal nostro da richiedere un avvertimento:
Se vi ritenete troppo seri o ci terreste a esserlo, la lettura è sconsigliata! Rovinerebbe la vostra reputazione.
E’ infatti difficile ascoltare, se non si è almeno un po’ matti, la storia di un magico mondo abitato da paffute sfere parlanti: le sferotte! No, non nel senso di sfere-rotte, ma di sfere-pienotte, colorate, con un visino, sentimenti, e udite udite, molto più sveglie dello scrittore di questa storia (ma potrebbero esserlo anche più di voi lettori, non dormite sugli allori).
Immaginate dunque questo piccolo mondo rotondo, coi suoi rotondi abitanti dai rotondi occhietti. Un bell’ordine a tutto tondo, non c’è che dire. Ma non dovete pensare che le sferotte siano tutte uguali, proprio no. Sono di tanti colori, dai più caldi ai più freddi; alcune piccine e alcune più grandi, alcune che quando rimbalzano fanno “Boing!” altre che fanno “Doing!” per non parlare di quelle che fanno “Poing!”.
Le sferotte vivono in grandi comunità sedentarie, anche se in passato, le sferotte preistoriche, praticavano uno stile di vita nomadico rimbalzante.
Nelle loro città regna la pace, ma non tutte le sferotte sono perbene, alcune si arrabbiano facilmente, altre sono incredibilmente dispettose e altre ancora fanno persino le pernacchie (un gesto ritenuto terribile, capace di far rimbalzare via piangendo le sferotte particolarmente sensibili). Tuttavia le sferotte, generalmente, amano divertirsi, e ignorano o perdonano quelle più antipatiche (solo in casi estremi si arriva a prenderle a sferottate nello sferetto, equivalente a un calcio nel nostro popò). Quando si divertono davvero tanto, poi, tendono a perdere l’equilibrio, e si ritrovano a: “rotolare”.
Le sferotte adorano festeggiare, ogni scusa è buona per celebrare qualcosa, che si tratti del giorno di nascita della sferotta che sapeva rimbalzare sull’acqua, o delle felicitazioni per il centoventesimo balzello della sferotta più piccola.
Cibandosi per lo più di zucchero, alla loro tradizione culinaria appartengono numerosissimi dolci. L’antipatia di una sferotta, talvolta, deriva proprio da carenze di zuccheri.
Sebbene la loro comunità preveda la necessità di molti lavoratori e sferiche figure professionali, il mestiere ritenuto di più alto prestigio è, universalmente, il cuoco! Nello specifico il titolo di: Gran Maestro Glucosio, ruolo che coincide col comando (politica è cucina vanno di pari passo. Un elettore nutrito male non ti concederà mai il suo voto una seconda volta!).
Costui guida le sferotte durante la preparazione dei piatti in azioni ammirevoli. È infatti necessaria grande forza e coordinazione. Un aiutante in cucina dev’essere capace di spingere, rotolando, recipienti pieni di zucchero e altri ingredienti, o rimbalzare vigorosamente sugli impasti per stenderli meglio (provate voi a cucinare un dolce senza mani).
Ma smettiamo di disquisire dell’intera cultura delle sferotte prima che faccia notte, poiché è arrivato il momento di gettarci senza paura (o almeno non troppa) in questo pazzo mondo, e seguire alcuni dei nostri amici rimbalzanti:

«È arrivato il giorno, finalmente!» Gan aveva rimbalzato due volte con un gran sorriso, si era appena alzato dal cuscino gommoso sul quale dormiva, fantasticando su quella splendida giornata. 
Era un giovane sferotto di belle speranze, colorato di un chiaro azzurrino e dall’espressione buona. Un ottimista, che rimbalzava qua e là senza pensare ai pericoli, a un passo dal conquistare la felicità.
Cosa gli mancava? Trovare una giovane sferotta di belle speranze come lui.
Il suo entusiasmo mattiniero, dunque, era ben giustificato, dato che il giorno precedente aveva incontrato Mes, di un bel giallo vivace, spontanea e allegra. Lo aveva colpito, decisamente, e non solo perché avevano accidentalmente impattato l’uno contro l’altra!
Superato lo stordimento, infatti, i due si erano osservati intensamente, e lì Gan aveva subito il secondo colpo.
No, no, era fisico anche questo.
La bella Mes, dopo lo scambio di sguardi, era scoppiata a ridere, seguita a ruota da Gan. Rotolare era stato inevitabile, portandoli a un secondo impatto.
Non si conoscevano e già ridevano assieme. In seguito si erano semplicemente scusati e presentati, per poi salutarsi, ma durante il ritorno a casa, Gan, non faceva che pensare a lei, col piccolo cuore in preda a pulsazioni zuccherine. Era stato colpito, sì (e almeno questa volta non fisicamente).
Quel dì, l’affascinante sferotto azzurro, era pronto a darsi da fare: avrebbe ritrovato Mes e l’avrebbe invitata alla festa del grande dolce. 
All’evento mancavano pochi giorni, il Gran Maestro Glucosio dirigeva i lavori da settimane, avrebbero mangiato come matti! Quale occasione migliore da condividere con una sferotta?
Qualcuno bussò alla porta con la fronte sferosa e Gan smise di sognare a occhi aperti.
Si adoperò subito per rimbalzare sul meccanismo di sblocco e consentire all’ospite di entrare.
Si trattava di un altro sferotto maschio, bello grosso e tinto di verde scuro, con dei cerchiolini più chiari attorno agli occhi. La sua espressione burbera divenne rapidamente beffarda.
«Stai ancora pensando a quella Mes, vero?»
«Era così gialla!» sospirò Gan.
L’altro alzò gli occhi al cielo.
«Le gialle sono difficili da conquistare, vecchio marpione azzurro!» sentenziò, rotolando dentro casa «Non le ferma nessuno. Sfuggono! Cercati una sferotta rosa come la mia Val, sono molto più dolci.»
(le sferotte rosa, secondo studi degli scienziati sferotti, hanno in circolo molto più sangue zuccherino)
«Jim, amico mio, tu non sai di che parli. Ti serve una come Val per compensarti, considerato quanto sei burbero, ma io ho bisogno di acchiappare questo spirito libero.»
Jim si mosse a destra e sinistra in uno sferoso no.
«Non si posso acchiappare, ti dico.»
Gan rimbalzò due volte.
«Allora correrò assieme a lei!»
I due amici continuarono a battibeccare a lungo, mentre Jim rubacchiava dolcetti qua e là e Gan sembrava non farci caso.
Quando ne ebbero abbastanza rimbalzarono fuori casa, per dirigersi verso un’altra abitazione.
«Val! Esci, su!» Strepitò Jim da fuori, burberamente.
Una voce molto più dolce, dall’interno, rispose:
«Meglio che ti porti un pasticcino, amore!»
Jim sghignazzò, cercando l’approvazione di Gan.
«Funziona sempre!»
(secondo altri studi scientifici, le sferotte verdi sono meno zuccherose, e per sopperire all’irritazione o antipatia devono nutrirsi più frequentemente)
Dalla porta sbucò una piccola sferotta rosa, che rimbalzava in maniera aggraziata spingendo un dolcetto.
Jim lo divorò avidamente, per poi strofinare delicatamente la fronte sferosa su quella di lei (un gesto da sferotti innamorati).
«Ha fatto effetto subito!» gioì Val.
Jim annuì beffardo.
«Rimbalziamo fino alla piazza?» propose Gan con fare impaziente. 
«Tanto ora non la trovi, la tua Mes.» rotolò Jim, sfiorando Val. Questa provò a spingerlo scherzosamente di rimando.
«Piantala scemo!» rise «Magari la trova, chi può dirlo?»
Rivolse un sorriso a Gan e lui ricambiò. Meno male che c’era lei a compensare Jim!
Il terzetto, dunque, si diresse verso la piazza, punto di ritrovo per sferrotti dove si tenevano gli eventi più importanti, come la festa del grande dolce (Jim era famoso per i suoi spintoni, atti a cercare di assaggiarlo per primo).
Appena arrivati, Gan cominciò a guardarsi attorno.
«Se vuoi ti aiutiamo.» propose Val «Ci hai descritto Mes talmente nel dettaglio che non possiamo sbagliarci!» aggiunse divertita.
Jim, nel frattempo, squadrava i banchi di dolcetti della piazza.
«Non preoccupatevi!» sorrise Gan «Porta pure quel burbero a inzuccherarsi un po’, me la caverò da solo!»
Jim partì a comando.
«Tu sì che sei un amico!»
E Val lo seguì sconsolata.
Lasciato a sé, Gan, si diede da fare. Rimbalzò per tutta la piazza più e più volte, osservando con attenzione. Non voleva fare brutte figure, portando a girarsi la sferotta gialla sbagliata.
Dopo aver sbagliato tre volte, lo sferotto azzurro cominciò a perdere le speranze. Oltretutto, a ogni giro, s’imbatteva nell’espressione beffarda di Jim.
Mentre con lo sguardo lanciava saette all’amico, con la coda dell’occhio colse una gialla sferotta saltellante. Lasciò perdere ogni cosa per rimbalzare verso di lei, doveva essere Mes!
Purtroppo rimase colpito. Già… cominciate a capirlo: fisicamente. Ma non da Mes, non da una sferotta, bensì da uno sferotto scurissimo, più piccolo di lui ma compatto.
Jim e Val erano accorsi.
«Tutto bene?» aveva chiesto subito la sferotta rosa, preoccupata.
Gan sentiva ancora i capogiri, mentre lo sferotto nero si stava già riprendendo.
«Ehi! Perché gli sei andato addosso?» lo aggredì Jim, scorbutico.
L’altro non rispose, si limitò a fissarlo con aria di sfida.
«Guarda che ti faccio rimbalzare via!» aggiunse Jim.
Gan si riprese in quel momento.
«Calma Jim, calma.» esordì «Non deve averlo fatto apposta.»
Si accorsero solo in quel momento che lo sferotto nero aveva due striature violacee verticali agli occhi. Questi si avvicinò a Gan, osservandolo con asprezza.
«Perché seguivi la mia Mes?» domandò con un filo di voce.
«La… la tua…?»
Gan si ritrovò a tentennare.  Lo sferotto nero si rifece avanti.
«Devo chiederle di venire alla festa del grande dolce con me. Non ti voglio avere fra le sfere, quindi rimbalza via!»
Gan era ancora confuso.
«Ricordati il mio nome: io sono Lub, e se continui a cercare Mes sarò quello che ti prenderà a sferottate nello sferetto!»
Jim esplose:
«Chi è che prendi a sferottate nello sferetto, sfera a strisce?»
Val era terribilmente preoccupata. Gli occhietti di Lub si iniettarono di odio, aspettò un istante, come se non sapesse cosa dire, poi aprì la bocca ed emise una sonora pernacchia. Con espressione gelida rimbalzò via.
Val era scoppiata a piangere.
«Ci ha fatto una pernacchia!»
Jim borbottò fra sé e sé:
«Se lo ripesco, quello, non avrà neanche più uno sferetto da farsi prendere a sferottate…»
La giornata non era stata positiva come sperato, e Gan, rientrato a casa con gli amici, provava inquietudine. 
Ormai si era convinto che Mes sarebbe stata la sua sferotta, ma quel Lub l’aveva chiamata “La mia Mes”. Aveva già un suo sferotto?
Eppure aveva detto di doverla ancora invitare alla festa del grande dolce. Nel caso fosse la sua sferotta sarebbe stato scontato, tutti gli sferotti innamorati ci andavano assieme.
«È solo un pallone gonfiato!» disse Jim mentre discutevano. 
Val aveva ancora gli occhietti lucidi.
«Quello sferotto non ha zucchero nelle vene!»
(altri studi scientifici hanno dimostrato che gli sferotti neri sono quelli con meno zucchero nel sangue in assoluto, possono nutrirsi poco, ma questo li rende spesso i più antipatici e maleducati. Secondo le riviste di moda sferotta, poi, la bellezza di uno sferotto deriva dalla sua rotondità, è così che se eventuali pois abbelliscono, altre forme, come delle strisce, non sono apprezzate, poiché turbano l’equilibrio sferico)
«Ma certo!»
Gan saltò con forza, illuminato.
Senza che Val o Jim avessero il tempo di capire, si fiondò fuori casa con fortissimi balzi.
Lub doveva essere solamente un altro pretendente di Mes, non era il suo sferotto. Lo aveva minacciato per tenerlo fuori gioco, ma non avrebbe vinto. Gli bastava arrivare da lei prima di lui!
Restava un solo modo per scoprire dove si trovasse: parlare col Gran Maestro Glucosio. Lui era a capo della città, e custodiva il registro coi nomi di tutte le sferotte e le loro abitazioni.
Gan, con un po’ d’insistenza, riuscì a farsi ricevere. Il Gran Maestro Glucosio si chiamava Bos, ed era uno sferotto imponente, bianco candido e con due baffi zuccherosi (già, una sfera coi baffi).
Ascoltò la sua richiesta con pazienza e attenzione, per poi rispondergli:
«Non posso aiutarti. No no, no no no no no. Proprio no.»
Gan non fece in tempo a ribattere.
«Sarebbe una violazione della privacy. Hai idea di quanti elettori infuriati vedrei rimbalzare sotto la mia finestra, poi? Non basterebbe neanche un grande dolce a calmarli!»
Lo sferotto azzurro decise di non demordere e di fare ricorso alla persuasione:
«Sottovalutate la vostra abilità, Maestro!» sorrise adulatorio «Non ho mai assaggiato dolci così buoni, prima che veniste eletto!»
Bos strinse gli occhi come fessure, osservandolo dall’alto in basso, scuotendosi sferosamente.
«Tu mi piaci figliolo!» sorrise «Che male può esserci a fare un favore a un ragazzo così educato e di buon gusto?»
Era stato più facile del previsto…
«Vado a consultare il registro!»
(dopo anni e anni di pratica le sferotte hanno imparato a scrivere, incidendo con piccole punte mosse abilmente con la bocca)
C’era riuscito! Gan non stava più nella pelle! Il Gran Maestro Glucosio in persona gli aveva dato la sua benedizione! Mes era sua, altro che quello stupido di Lub!
Lo sferotto azzurro rimbalzava rapidissimamente per i sentieri cittadini, fino a raggiungere la casa indicatagli da Bos.
Si fermò un attimo, col fiatone, e proprio in quell’istante una potentissima sferottata prese il suo sferetto.
Auch!
Gan girò su se stesso, dolorante, e vide Lub. Era stato lui, dannata sfera a strisce!
«Ti avevo avvisato!» gli ringhiò contro «Ora farò la mia proposta a Mes e ti metterò fuori gioco!»
Con qualche rimbalzello Lub si avvicinò alla porta e bussò con la fronte sferosa, mentre il povero Gan girava ancora su se stesso, dolorante.
Mes aprì, mostrandosi. Era giallissima come sempre.
«Oh… sì?»
La sferotta guardò Lub come se non lo avesse mai visto.
Lo sferotto nero, improvvisamente, appariva terribilmente impacciato. Sui lati della sua sferosità si erano accese due sferette rosse per l’imbarazzo.
«Ehm… ciao! Io… io sono… so…sono quello che l’altro giorno hai aiutato mentre...»
Mes non lo fece finire di parlare, aveva notato in lontananza quell’affascinante sferotto azzurro.
Con rapidità superò Lub in un balzello, raggiungendo sorridente Gan.
«Tu sei quello contro cui ho sbattuto ieri!» esclamò divertita.
Gan provò a contraccambiare il sorriso, per quanto dolorante.
«S…sì! Sono io!»
La sferotta rotolò all’indietro con una risata.
«Non pensavo che ci saremmo rivisti così presto!» 
«Che coincidenza… già!» sorvolò Gan.
«Piuttosto…» riprese Mes «Fra pochi giorni c’è la festa del grande dolce, vorresti venire con me?» concluse con una smorfia dolce.
Gan sbarrò gli occhi.
Per la sfera che sapeva rimbalzare sull’acqua! Era un miracolo!
«Certo! Certo! Certissimo! Sì! Ecco… sì!»
I due scoppiarono a ridere assieme, rotolando l’uno contro l’altra. Avrebbero continuato a parlare per ore e ore, presi dall’entusiasmo, scoprendo un sacco di cose che li accomunavano.
La prima cosa che li accomunava era che si erano entrambi dimenticati di Lub.
Lo sferotto nero, impalato come uno stoccafisso, concluse la sua frase quando la porta si richiuse di fronte alla sua faccia.
«…lo prendevano in giro per le sue strisce…»
Una lacrimuccia gli ruotò attorno all’occhio. Poi lo sferotto rotolò via, lentamente. Non era divertito, si stava lasciando scivolare.

Passarono quei pochi giorni e arrivò la festa del grande dolce.
Bos aveva ultimato i preparativi, e il dolce sembrava il più bello e imponente che si fosse mai visto.
Jim stava spingendo sferotte di tutte le taglie e colori.
«Devo avere quel dolce!» gridava mentre una vena zuccherosa pulsava sulla sua fronte sferosa.
Dietro di lui, una Val imbarazzatissima e coi lacrimoni chiedeva scusa agli infortunati, ma in risposta riceveva solamente pernacchie, poverina.
Poco più lontano, due sferotte stavano vicine. Lui azzurro, lei gialla. Sorridevano e strofinavano delicatamente le fronti sferose.
Era già possibile immaginare gli sferotti che sarebbero nati un giorno. Tutti verdi! Di sicuro Jim li avrebbe obbligati a chiamarne uno come lui, ma questa, è un’altra storia!

In un angolo della festa, uno sferotto nero si stava ingozzando a suon di fette del grande dolce, per lenire la tristezza. Aveva mangiato così tanto che si stava facendo grigino, esaltando le striature violacee che non piacevano a nessuno. O forse, non a tutti…
Una sferotta lillà lo stava osservando, due triangolini rossi le adornavano gli occhietti.
Decise di avvicinarsi.


OO FINE OO
OO

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